(Parlando in sogno a mio Padre)
Ti prego non dirmi
che i sogni
sono fatui fuochi
generati dal cuore
che, poi, il sole cancella,
caduche speranze.
Ti prego non dirmi
che vivere
è immane impegno
(è come mano artigliata
che invano cerca di graffiare
il volto gelido della luna
che inutilmente s'affanna
a far sciogliere le nuvole
sull'acacie e gli eucalipti del monte).
Ti prego non dirmi
che i ricordi
sono spine nel cuore
che, poi, non sangue
ma lacrime stilla:
lacrime amare come fiele
che forano persino
i duri ciottoli dei fiumi.
Non dirmi, ti prego,
che il tramonto della vita è lieve
come il respiro d'un bimbo
addormentato. E non dirmi che,
in quell'attimo fatale, sfortunato
non è colui che a sé dintorno
piangenti non ha consorte e prole.
Dici che, in quell’istante, ognuno
è solo, infinitamente solo
colto da un sonno senza fine?
...
Sì hai ragione tu: i sogni
sono fatui fuochi
generati dal cuore:
vane caduche speranze.
Ma dimmi: la vita è forse
una lunga agonia?
L'uomo è forse una vela
sdrucita che naviga lenta
nell'orride acque d'Acheronte?
Perché non mi rispondi?
Oh i sogni!...