<< candidaque adducta collum percussa securi
victima purpureo sanguine pulset humum >>.
(OVIDIO: Tristia IV 2 vv. 5-6)
Mary, mia cara amica,
quando vorrai
saliremo sul monte
dove un tempo
dimorò Tanit,
degli dei la più crudele.
Sulla sua ara, adombrata da antica quercia,
scorreva il sangue
dei primi nati
a lei immolati.
I lamenti strazianti
delle madri,
che il vento portava
al dimenticato
cupo e pensoso
Sardus Pater,
non la mossero a pietà.
A lei la credula gente
innalzò templi che,
più che il tempo
il Dio d’amore distrusse.
Da allora, ogni anno,
amica mia,
ai piè di quell’ara
che al primo sole si volge,
quasi a ricordarci
quelle candide vittime,
esili purpurei fiori
sbocciano a primavera.